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Il ruolo dell'agricoltura multifunzionale per lo sviluppo turistico delle aree rurali

Il ruolo dell'agricoltura multifunzionale per lo sviluppo turistico delle aree rurali
di Christian Deidda

Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
Dipartimento di Scienze della Comunicazione, Studi Umanistici e Internazionali: Storia, Culture, Lingue, Letterature, Arti, Media
Corso di Laurea: Lingue e Culture Straniere
Relatore: Chiar.mo Prof. Mauro Dini
Anno Accademico 2017 -2018

2.3 - L'agricoltura multifunzionale come crocevia tra turismo e territorio rurale: la sorprendente intuizione dei giovani agricoltori

La ricerca di particolarismi che facciano evadere dalla standardizzazione offerta dalla città e dal turismo di massa, insieme al bisogno del cittadino di sentirsi “protetto” e “rassicurato” dalla campagna, hanno portato quest'ultimo, come già descritto nel paragrafo precedente, a ricercare luoghi che esprimano caratteri di identità ed unicità, capaci di far vivere esperienze ricreative a contatto con la natura. Sebbene, da una parte, l'aumento dei flussi turistici verso la aree rurali rappresenta uno strumento dal grande potenziale per il loro sviluppo, dall'altra, il turismo nelle campagne può “funzionare” solamente se accompagnato dal rafforzamento dell'intera economia rurale, la quale deve essere capace di accogliere al proprio interno ingenti flussi di visitatori in maniera sostenibile, senza perdere la “rusticità” tipica che le contraddistingue. Appare chiaro, arrivati a questo punto, quanto sia importante per gli operatori rurali assicurare un'ottima interconnessione tra il fenomeno turistico, la salvaguardia ambientale ed il rilancio dell'agricoltura, trovando un punto d'equilibrio tra i valori del passato e le preoccupazioni del presente, tra ciò che viene chiesto e ciò che viene consumato, tra le aspettative della città e le realtà della campagna (Grolleau, 1993). A trovare il punto d'equilibrio richiesto ha enormemente contribuito l'aumento del numero dei giovani che si approcciano all'agricoltura (circa il 7,2% degli agricoltori italiani è under 35), in quanto sono proprio questi ultimi, grazie alla loro comprovata istruzione (la maggior parte sono laureati e tecnologicamente all'avanguardia) e alla loro maggiore propensione all'affrontare il rischio legato all'avvio di una nuova impresa, a rappresentare la miglior occasione per portare innovazione nel settore primario, applicando trasformazioni sia in termini di ordinamento produttivo, che di sistemi e mezzi di produzione (Coldiretti-Swg, 2013). I nuovi agricoltori, inoltre, hanno intuito che sebbene l'evoluzione tecnologica sia fondamentale, una particolare attenzione deve essere prestata nei confronti del mantenimento delle pratiche agricole tradizionali, le quali rappresentano la “rusticità” dell'azienda agricola e, di conseguenza, devono essere utilizzate in modo da risultare fruibili ai turisti, con lo scopo di rispondere alla domanda di esperienze sempre più coinvolgenti e autentiche (Guarino e Doneddu, 2011). Nell'esperienza rurale, al turista non deve essere offerta solamente la possibilità di trascorrere un determinato periodo immerso in un ambiente rilassante a contatto con la natura, ma egli deve avere l'occasione di immergersi a 360° nella vita quotidiana dell'agricoltore e della comunità rurale, di sentirsi parte integrante del territorio e di svolgere un ruolo attivo all'interno dell'azienda agricola. Solo grazie ad un'esperienza agricola “piena”, il turista può creare un rapporto di fiducia duraturo con gli attori locali e tale legame può svilupparsi al punto tale da portare l'”ospite” a una vera e propria immedesimazione nel ruolo di “promotore della tradizione, della genuinità e del territorio”, con evidenti vantaggi sia per l'azienda in sé che per la comunità nella quale essa opera.
La necessità avvertita dai giovani imprenditori agricoli di dover ampliare il portafoglio di attività svolte all'interno della propria azienda, distaccandosi dal ruolo primario dell'agricoltura ed andando ad acquisire peculiarità appartenenti ad altri settori, ha fatto sì che l'agricoltura multifunzionale risulti come l'unica via per la perfetta integrazione tra turismo rurale e territorio, dando vita ad una lunga serie di attività alternative, che vanno “dall'agriturismo alle fattorie didattiche, dalla vendita diretta dei prodotti tipici del vino alla trasformazione aziendale del latte in formaggio, dell'uva in vino, delle olive in olio, ma anche pane, birra, salumi, gelati e addirittura cosmetici” (Coldiretti – Swg, 2013).
In conclusione, possiamo affermare che agricoltura multifunzionale e unione del nuovo con le esperienze del passato sono le chiavi sulle quali si basa il rivoluzionario “business delle tradizioni” (Giovani Impresa, 2014): un ritorno alla valorizzazione delle tecniche, dei metodi di lavoro, degli usi e costumi più antichi, che portano a brillare sotto una nuova luce la cultura rurale che, coniugandosi con le concezioni, le tecnologie ed i valori degli agricoltori contemporanei, dona nuove opportunità di sviluppo economico e sociale alle società dell'entroterra, per troppo tempo oscurate dal turismo di massa e dal turismo balneare.

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