Nel definire il concetto di agricoltura multifunzionale, l'OCSE (Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione Economica), si è espressa nei seguenti termini: “Oltre alla sua funzione primaria di produrre cibo e fibre, l’agricoltura può anche disegnare il paesaggio, proteggere l’ambiente e il territorio e conservare la biodiversità, gestire in maniera sostenibile le risorse, contribuire alla sopravvivenza socioeconomica delle aree rurali, garantire la sicurezza alimentare. Quando l’agricoltura aggiunge al suo ruolo primario una o più di queste funzioni può essere definita multifunzionale.”(OCSE – 2001).
La nozione di “azienda agricola multifunzionale” fu introdotta al pubblico per la prima volta durante l'Earth Summit di Rio del 1992. Essa venne presentata come un modello di “sviluppo sostenibile” per il settore primario, il quale attraversava una situazione di grande difficoltà nel trovare una collocazione nel sistema economico mondiale. Pochi anni dopo, tale concezione dell'agricoltura fu legittimata anche livello europeo, con il dibattito nato attorno ad Agenda 20001 , il quale comprendeva un pacchetto di riforme della PAC (Politica Agricola Comune) attuato con lo scopo di potenziare il potere negoziale della comunità europea nei confronti dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) (Henke e Salvioni, 2008).
Le cause che spinsero i governi europei a ricercare un modello alternativo a quello “classico” di agricoltura monofunzionale (forma di agricoltura specializzata unicamente sulla produzione di prodotti agricoli venduti sotto forma di materia prima indifferenziata sul mercato) sono riassumibili in due motivazioni principali: da una parte la necessità di far fronte alla competitività sempre maggiore dei prezzi dei prodotti agricoli esportati dai Paesi extra-europei e dell'est Europa, dall'altra il bisogno di attuare un riposizionamento strategico delle attività con lo scopo di soddisfare i cambiamenti della domanda dei consumatori, sempre più sensibili alla qualità degli alimenti, ai metodi di produzione, all'impatto ambientale e alla provenienza territoriale.
In quale modo l'agricoltura multifunzionale può esercitare un ruolo determinante nella risoluzione delle suddette problematiche?
Rifacendoci alla definizione dell'OCSE, fornita ad inizio paragrafo, è facile intuire che, attualmente, il settore agricolo è in grado di svolgere una serie di funzioni utili non solo all'imprenditore, ma all'intera società, sia a livello economico che sociale. Nello specifico, attraverso l'utilizzo di pratiche multifunzionali, secondo Belletti il settore primario può:
Le funzioni appena elencate fino all'inizio degli anni '90 non erano oggetto di una domanda esplicita da parte dei consumatori ma, al contrario, venivano ritenute “scarse” e poco accattivanti, determinando come diretta conseguenza la mancanza di un supporto tangibile sia da parte della politica che dagli stessi imprenditori agricoli. La presa di coscienza dell'utilità della multifunzionalità, avvertita solo negli ultimi anni, ha invertito totalmente il trend, rendendo tale concetto l'elemento “principe” delle nuove normative, sia a livello settoriale che territoriale, determinando, come effetto diretto, l' appoggio totale delle società moderne nei confronti delle politiche agricole per lo sviluppo rurale (Belletti e Marescotti, n.d.).
L'assunzione di un ruolo rilevante da parte della multifunzionalità nel settore agricolo e nelle politiche a esso riferite, ha comportato ingenti cambiamenti nel corso dell'ultimo trentennio all'interno di tale ambito settoriale, determinando il passaggio da un approccio produttivistico (basato sulle economie di scala e sulla specializzazione) a un approccio “sensibile” alla sostenibilità economica, sociale ed ambientale della produzione, denominato approccio post-produttivistico (Henke e Salvioni, 2008).
Le aziende agricole che vogliono cimentarsi in tale approccio devono adottare, attraverso un metodo operativo, delle pratiche a carattere multifunzionale nuove e non convenzionali, riassumibili nel modello del “Triangolo del valore dell'agricoltura moderna”, elaborato da Van der Ploeg e Roep nel “Progetto IMPACT” del 2003. Il modello appena citato individua tre modalità attraverso le quali l'azienda agricola può implementare al suo interno un approccio post-produttivistico per mezzo di pratiche multifunzionali: deepening (approfondimento), broadening (allargamento) e regrounding (ricollocazione esterna).
Di seguito verranno analizzate nel dettaglio le tre strategie in questione (Finocchio, 2008):